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venerdì 16 dicembre 2016

Il coraggio di cambiare

Sono ancora viva e non mi sembra possibile, ero convinta che sarei svanita e, forse, per un periodo è stata la cosa che più ho voluto. Per tanto tempo mi sono guardata e mi sono odiata, con tutta la forza che avevo, le mie ossessioni e le mie insicurezze mi hanno fatto da mantello per quando pioveva e anche per quando, nel cielo, c’era il sole. Ho imposto a chi mi voleva bene di guardarmi morire in quella trincea quando in realtà avrei voluto essere leggera, come una carezza, colorata, come un pavone, veloce, come gli aquiloni che si muovono seguendo il vento. Ero un adolescente che cercava un colpevole, qualcuno da accusare per quel dolore che sentivo dappertutto e che mi toglieva il respiro. Nessuno mi avrebbe mai amato tanto da convincermi che ne valeva la pena, pensavo. Nessuno mi farà mai cambiare idea, pensavo..ma chi non sopravvive a se stesso, dove va?  Un giorno ricevetti una mail di un caro amico che da pochi anni ho ritrovato e che solo oggi, che sto “bene” (e mettiamolo fra virgolette), riesco davvero a capire:
 “Cara clod, volevo dirti che quello che è successo ha colto molti di noi (credo tutti) impreparati. Chiarisco che lo dico senza voler giustificare né difendere nessuno, davvero, tanto meno me stesso. Non è facile capire come comportarsi, come agire; ognuno ha avuto ed ha reazioni diverse, la mia è stata di dubbio, di interrogativi e di incertezze sul da farsi, allo stesso modo altri hanno avuto altre reazioni. Ti assicuro, ti ripeto, tutti, hanno sempre provato partecipazione per quello che succedeva. Nel mio caso, voglio che tu lo sappia, il mio silenzio non è stato un silenzio indifferente, su questo, ti prego di credermi. Più in generale, dunque, sii prudente nel giudicare chi ti sta intorno, perché non è stato semplice (ovviamente non ti sto dando nessuna colpa, mi raccomando). Con ciò spero non penserai: “ma guarda questo, viene a parlarmi dicendomi di essere forte un’ altra volta” … ecco, spero di non aver fatto un altro errore. E ti ringrazio, dandomi la tua tesina mi hai liberato dalle catene del silenzio. Mi ha reso inquieto, di questi tempi, la paura di non aver colto dei tuoi messaggi, in particolare in due occasioni, scusami se quelli erano messaggi ed io, non ho saputo capirli. Rileggendo quello che scrivo sembra alla fine che io pensi di essere quello importante e non tu, il tuo dolore, la tua angoscia. Mi giustifico dicendo che sono tutti pensieri riferiti a te, claudia, che ti ho pensato tanto in questi mesi, che mi sono sentito tanto in colpa di non poterti aiutare. Ti saluto con una frase di Enzo Biagi: “ogni giorno è una sorpresa e una meraviglia”, ricordalo, clod, perché mi pare ci sia del vero.”
Matteo
Credo che questo scritto possa essere utile per tutti quei ragazzi e quelle ragazze che nel profondo dolore del binge, della bulimia e dell’anoressia, si sentono soli. Non lo siete, come non lo ero io. Spesso siamo noi a rinchiuderci e neanche ce ne accorgiamo. Io avevo smesso di dare agli altri delle possibilità, ero severa … beh , forse questo lo sono ancora un pochino :’). Avevo 15 anni quando ho cominciato a stare male, 22 quando ho cominciato a cambiare lato della strada..8 anni di sofferenze impossibili da spiegare. Oggi di anni ne ho 25 e quel male lo tengo ben presente nella mia mente ogni giorno per non andare a cercarlo di nuovo, perché se ne resti li, per non tornare indietro, mai più. - Soffrire non serve a niente-, scriveva Pavese.. ma secondo me non è vero. Che poi non vuol dire che per nobiltà dobbiamo soffrire tutta la vita, no. L’infelicità non dona a nessuno. Ma se il soffrire passa, l’aver sofferto ti cambia per sempre: io vedo le cose in modo diverso, vedo più in fondo, per me, un fiore, non è soltanto un fiore. Vorrei avere le parole per dire che la sofferenza, qualsiasi sofferenza, per quanto possa essere devastante, prima o poi ci lascia liberi. Qualche volta ricevo email e messaggi da amiche, care amiche, che non vedo da tanto e che iniziano con: “mi hanno detto che stai bene, e come fai? Come hai fatto?” e davvero, la risposta più sincera che posso dare è che sono andata avanti, anche quando non ce la facevo più, ho continuato a camminare.
Non lasciate che la speranza vi abbandoni, abbiate il coraggio di cambiare, non vi vergognate di tutto il  vostro dolore, non sentitevi fuori luogo, fuori tempo, fuori tutto. Io non credo di avercele le parole giuste, ma non penso ci sia nulla di più potente delle testimonianze. Lasciate che ve lo dica, perché io ho sempre avuto bisogno di sentirmelo dire: NON MERITATE NIENTE DÌ TUTTO QUESTO.
Vi lascio con una frase che ho letto da qualche parte, ma oramai non ricordo più dove: “libertà è poter dire che, proprio no, non è un destino l’ingiustizia e non è un recinto la nostra vita.”


Con affetto e speranza,
Claudia 

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