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Questo spazio è dedicato a tutti coloro che vogliono CREARE UNA NUOVA CULTURA SUI DCA. Siete tutti importanti perchè unici, così come uniche sono le vostre storie e i vostri pensieri. Questo Blog resta quindi aperto a chiunque voglia proporre o condividere, perché Mi Nutro di Vita è di tutti ed è fatta TUTTI INSIEME.

domenica 23 luglio 2017

Non è un capriccio.



NON È UN CAPRICCIO...È UNA MALATTIA...
NON ME LA SONO CERCATA...MI SONO AMMALATA.

Ho amato il mio disturbo alimentare come non ho amato mai. Nonostante tutto non riesco ancora a leggere a voce alta il suo nome. Ne ho ancora paura. Forse perché mi ha tradita. Invece di amarmi, lui mi ha annullata. Non mangiavo più, nel contempo lui si nutriva di continuo dei miei pensieri, delle mie relazioni, del trascorrere lento delle mie giornate.
Una sorta di voce costante e assillante. Una "cattiva madre" che mi diceva quel che potevo o non potevo fare. E se potevo mi diceva "come", ed io eseguivo tutto alla perfezione. Nessuno sgarro. Massimo controllo. Se avevo più paura di morire o di mangiare???? Per quanto possa sembrare assurdo...avevo più paura di mangiare. La morte non mi ha mai spaventata.
Ricordo ancora le corse. In ogni dove. Poco importava la pioggia...il vento...il sole...dovevo  bruciare...consumare...
annullare calorie, a costo di soffocare quella corsa dentro un ultimo respiro.
Quante volte mi hanno detto...è questione di volontà... Te la sei cercata...lo potevi evitare... Sei tu che non ne vuoi uscire... Basta ora arrangiati.
Poi sono letteralmente crollata. Appesa tra arresa e ripresa. All'improvviso è arrivata lei, una dottoressa senza camicie, perché poco importa il titolo...qui occorre amore...occorre ascolto. Lei ha capito ed ho capito anche io...le ho affidato il mio dolore. Ora è al sicuro...seduto...tranquillo.
Questa è una malattia, non è questione di volontà il volerne uscire o meno, e chi ne soffre non se l'è cercata. Non è neppure un capriccio. Qui il cibo non c'entra.
Qui abita il dolore...qui il prezzo della libertà è prigione. Qui il silenzio è un grido acuto d'aiuto.
Qui occorre aggrapparsi alla vita degli altri prima che sia troppo tardi...prima che la tutto scivoli e venga divorato da quel disturbo...che se ho tanto amato, ora a distanza di tempo provo per lui solo molta pena.
La strada è ancora lunga ma oggi sono viva.
A tutti coloro che camminano indossando le mie scarpe dico...PARLATENE...CALCIATE...
TIRATE PUGNI MA AFFERATE LE MANI DI CHI VI OFFRE AIUTO. Non guardate lo specchio, guardate gli occhi di chi vi ama...lì la vostra immagine non si deforma...lì nulla fa paura.

A mio figlio.
R.B.

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